Da lontano appare all'orizzonte una densa macchia verde scuro.
Sembrerebbe una macchia boschiva residuale della grande foresta padana, ma è il parco di Villa Masini.
Varcato il cancello ti accoglie un imponente viale di tigli, che ti accompagnano come due amici a braccetto, verso un luogo senza tempo, quasi fiabesco.
Complice forse lo stile paesaggistico inglese, che rispettava la natura nelle sue forme più libere e incontaminate.
Ne deriva un aspetto informale, dove imponenti piante monumentali e parti boschive, si alternano a spazi più aperti ed a piccole radure. Qui i profumi dei cedri centenari convivono con le magnolie,le acacie, gli olmi, i calicantus ,un ginko biloba e molte altre essenze.
Le lucciole onorano con la loro presenza,questo luogo ogni estate, regalando a tutti immagini indimenticabili.
La superficie in totale è di due ettari, con al centro una piccola collina che protegge la vecchia ghiacciaia.
La ghiacciaia o conserva così detta, è una grande stanza sotterranea, con soffitto a volta che sembra un'antica cappella,
le due porte di accesso hanno un arco ad ogiva e lo spazio antistante con la stessa forma, crea un anfiteatro naturale con una splendida acustica .
Tutto fa pensare che risalga al 1500, stessa epoca della torre, con cui doveva essere collegata come via di fuga sotterranea.
La torre di avvistamento, che ingentilisce la villa, ha in esterno un'incisione con le seguenti parole: 1501 adì 24 marzo.
Tutto è rimasto immobile agli anni sessanta, quando ancora era abitata.
E’ un’esperienza unica arrivare alla sua terrazza, un premio insperato.
Dall’alto, la vastità del parco si offre allo sguardo, fino a spingersi all’orizzonte.
Al limite del parco si trova il granaio,
una vera cattedrale del grano.
Un’unica stanza di 325 mq2 accoglieva tonnellate di grano sfuso.
Gli scalini di arenaria che vi salgono, portano i segni dei passi di chi, ha portato a spalla i sacchi.
Il granaio è un luogo sacro, che toglie il fiato:
attende di essere abitato da danza, musica o teatro, come la limonaia al piano terra.
Tra gli alberi del parco
si nasconde il teatrino:
una grande stanza di 80 mq2 costellata di finestre che si affacciano sul verde.
Con il suo pavimento in legno si offre a molti usi: palestra, concerti, prove teatrali, conferenze e feste.
E infine, ecco la villa:
il suo portone ti conduce ad un salone affrescato, dove aleggia ancora la voce del tenore Angelo Masini, che la scelse come sua dimora a fine ottocento.
I mobili di stile diverso, testimoniano le persone che vi hanno vissuto, la vita dei suoi discendenti.
Adesso la campagna e l’arte si fondono in un abbraccio che è l’origine di tutto:
Dal Fuoco al Fuoco – Ex Igne ad Ignem
è il motto di famiglia, un mistero, come quello della fenice.